Giovedì 21 novembre

Donne e leadership: a che punto siamo

Ancora in minoranza, le donne sono però sempre più numerose ai vertici di aziende e organizzazioni governative di tutto il mondo: è quanto emerge da uno studio pubblicato lo scorso anno da Financial Times e UN Women.

Donne e leadership: esiste la parità di genere?

Su oltre 2.000 risposte, provenienti da 106 paesi, il 57% delle imprese concorda sul fatto che le quote rosa, oggi, siano nettamente superiori rispetto a 5 anni fa. Il sentiment viene, però, smentito dalle statistiche: di fatto, la parità di genere è un progetto di lenta attuazione. Se i Governi di tutto il mondo sembrano avvicinarsi a questo concetto, non può dirsi altrettanto per il mondo imprenditoriale: solo il 5% degli amministratori delegati del pianeta, infatti, è donna.

I pregiudizi

La lotta contro gli stereotipi ancestrali è una battaglia di lungo respiro. Soprattutto in fatto di gestione. Lungi dall’essere un modo di dire popolare, si tratta di un dato di fatto acquisito. Nel 2021, Randstad, in occasione della festa della donna, ha svelato i ruisultati di un sondaggio secondo il quale, in Italia, i dipendenti preferiscono essere gestiti da un uomo. La tendenza è generalizzata, a prescindere dal sesso: riguarda il 67% degli uomini, ma anche (e questo è sorprendente) ben il 61% delle donne. In altre parole: autorità, carisma, leadership, potere (e altre capacità manageriali) sono ancora considerati attributi maschili.
Ma qual è la ragione di tanta diffidenza? I dipendenti, secondo i ricercatoiri, preferirebbero manager uomini perché, in realtà, hanno più opportunità di vederli al lavoro.

La Svezia è il paese più equo del mondo

La lotta contro i codici non è allo stesso punto nei diversi paesi europei, anche se le medie vanno nella stessa direzione: il 58% delle donne e il 71% degli uomini preferiscono essere guidati da un uomo, in ben 33 paesi, ma poi ci sono le eccezioni. La Svezia, per esempio, è la prima di queste: qui, il 44% degli uomini preferisce essere gestito da una donna. Seguono Brasile, Cile, Spagna e Portogallo. Al contrario, in Grecia, il 77% delle donne preferisce essere gestita da un uomo. Stessa tendenza a Hong Kong, Singapore o in Giappone.
E l’Italia? Anzicché progredire, sul terreno della parità di genere, sembra in realtà andare indietro e scivola, in soli due anni, dalla settantesima alla 76.ma posizione.

Donne e leadership: la parità di genere tra 150 anni

La lingua batte (e il dente duole) sulla spinosa questione degli stipendi: nonostante le campagne progresso degli ultimi anni, la parità di genere, sotto il profilo salariale, di fatto, ancora non esiste.
Secondo un rapporto pubblicato a inizio 2023, ci vorrà fino al 2152 prima di vedere una vera equità sul posto di lavoro. Peggio ancora, un secondo rapporto pubblicato dal World Economic Forum stima che se l’attuale evoluzione non accelera, sarà necessario attendere fino al 2186 affinché la parità sia effettiva. Fatti i conti, si tratta di spettare da 150 a 170 anni.
Il dato è ottenuto analizzando quattro indicatori:
• opportunità economica
• istruzione
• salute
• empowerment politico.
I risultati sono a dir poco allarmanti: la parità di genere è in declino in tutti i settori dell’economia.

Il concetto di parità, che poggia sul famoso e quanto mai agognato equilibrio del fifty-fifty è attualmente nel mondo al 59%, ma non è (solo) il dato in sè che stupisce, bensì il fato di fatto che il divario risulti addirittura più ampio di quanto non fosse nel 2008.
Il progresso, insomma, sembra aver invertito il proprio senso di marcia: dopo il picco registrato nel 2013, il pianeta sembra essere tornato indietro. L’Italia, poi, in Europa, è praticamente fanalino di coda, piazzandosi dopo le virtuose Islanda, Finlandia, Norvegia e Svezia, ma anche staccando le vicine Germania (13° posto), Francia 17°) e Regno Unito (20° posto) di oltre dieci posizioni.
Una magra consolazione arriva da oltre oceano: sotto il profilo dell’equità salariale, donne e leadership non vanno a braccetto nemmeno negli Stati Uniti, che sono addirittura 45° nella classifica mondiale.

    Vuoi saperne di più? Lasciaci i tuoi dati nel form qui sotto

    Compilando il presente form acconsento a ricevere le informazioni relative ai servizi che mi interessano ai sensi dell’Informativa Privacy
    Acconsento al trattamento dei miei dati personali ai fini del trattamento con finalità di marketing diretto
    Acconsento al trattamento dei miei dati personali ai fini del trattamento con finalità di profilazione
    Acconsento al trattamento dei miei dati personali ai fini del trattamento per la comunicazione a terzi con finalità di marketing diretto

    PMI e digitalizzazione: il preoccupante ritardo dell’Italia

    Partita IVA: rivolgersi a un commercialista conviene?

    Vendite online: serve davvero la partita Iva?